27 giugno 2005

Comunicato urgente


ARUBA-POSTALE 1 / PRIVACY 0 Comunicazione urgente Autistici/Inventati*

*per chi non lo sapesse Autistici/Inventati e' il gruppo di persone che ci aiuta a trasmettere su internet in maniera del tutto gratuita e senza operare alcun tipo di censura. Quello che segue e' il comunicato diffuso a seguito di un'operazione della polizia postale che ha portato all'intercettazione continuativa di una (?) casella di posta elettronica che risiedeva nel server di Autistici/Inventati

vai alla home di indivia.net

Quando siamo partiti con il progetto autistici, nel nostro pessimismo cosmico pensavamo che il peggio che potesse accadere e' che portassero via la macchina, intercettassero il traffico in maniera pedestre e che la crittografia bastasse a rendere relativamente al sicuro le comunicazioni dei nostri utenti. Abbiamo sbagliato. In Italia non esistono le condizioni per poter parlare di tutela della privacy a nessun livello.

Il 15 giugno 2004 agenti della postale su ordine della Procura di Bologna si sono presentati presso il provider Aruba, dove e' ospitato uno dei server della nostra associazione. Senza avvisarci Aruba ha spento la macchina e ha consentito agli agenti di copiare quello che volevano. Il provider, alle nostre telefonate per domandare il motivo del down, ha risposto parlando di un guasto tecnico alla presa elettrica dell'armadio.

Da quel momento, come si evince dagli atti, da pochi giorni a nostra disposizione, hanno proceduto alle intercettazioni sistematiche della webmail della casella

croceneraanarchica@inventati.org

Potenzialmente pero' hanno potuto intercettare e riportare in chiaro tutte le altre comunicazioni che transitano dalla macchina e realisticamente e' quello che stanno ancora facendo.

Per questo al piu' presto spegneremo questa macchina, la ritireremo dal provider e valuteremo i prossimi passaggi. Gia' da ora invitiamo tutti coloro che mantengono una macchina o un sito in quella web farm e hanno a cuore la propria privacy a cercare un altro luogo e lasciare Aruba a marcire nella loro meschinita'.

Le condizioni della privacy in Italia erano di per se' drammatiche: ora abbiamo testato sulla nostra pelle che possiamo staccare la spina e dichiarare la morte clinica del paziente.

Non possiamo sapere quanti altri provider commerciali forniscano ausilio alle forze dell'ordine senza notificarlo ai propri clienti; non possiamo sapere quali e quante informazioni le forze dell'ordine possano prelevare dai nostri e dai vostri siti o server; non sappiamo che uso ne faranno e per quanto tempo; non possiamo sapere se il provider riserva questo stesso trattamento di favore a richieste commerciali ben pagate di concorrenti o agenzie di mercato per dati personali.

Lo scenario che si disegna e' degno delle migliori utopie negative: organizzare una potenziale intercettazione di massa di circa 6000 utenti e 500 liste di discussione, con la scusa di leggere il contenuto di una sola casella mail e' di per se' quanto di piu' lontano si possa immaginare dal concetto di liberta' di espressione.

QUESTA NON E' UNA QUESTIONE PRIVATA, non e' qualcosa che interessera' soltanto noi, che evidentemente rappresentiamo una comoda cavia sulla quale sperimentare nuove forme di controllo e di intercettazione, un po' come tutte le persone coinvolte nelle indagini sul file sharing o in altri fatti di repressione in rete.

QUESTA NON E' UNA QUESTIONE CHE RIGUARDA SOLO UNA ASSOCIAZIONE O UN SERVER INDIPENDENTE.

Si tratta della stessa indagine che con la scusa dell'acquisizione di un log ha consentito all'FBI di abusare di un mandato federale e di sequestrare l'intero server dove era ospitato indymedia Italia il 7 ottobre 2004.

In successivi comunicati piu' tecnici cercheremo di illustrare meglio la tipologia dell'attacco e le nostre contromisure, nonche' le iniziative politiche che intendiamo sviluppare, sperando di non essere da soli in questa battaglia. Per ora non potendovi garantire piu' un servizio affidabile ritiremo la macchina per qualche giorno, la bonificheremo e la rimetteremo on line.

Non e' nei nostri piani dare a forze dell'ordine e provider servili la soddisfazione di vederci desistere: il down sara' il piu' breve possibile, qualche giorno non di piu', e sfrutteremo questa brutta vicenda per risorgere come una fenice ferita.

QUESTA NON E' UNA QUESTIONE PRIVATA, ANCHE SE E' UNA QUESTIONE DI PRIVACY.

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autistici.org / inventati.org

Caro Peppino io non t'ho mai conosciuto ero bambino quando tu morivi da eroe. Ho letto di te ,ho visto un film su di te, ho ascoltato tuo fratello ......Ho pianto.......... di rabbia! La rabbia che da dentro sale sù e cozza contro questa società di merda a cui tutto va bene ,perchè come dicevi tu a noi la mafia in fondo piace, la camorra piace e tutto quello che di italiano ipocrita e bigotto piace piace e piace. E' buffo che gente come te debbano prima o poi diventare leggende figure omeriche che a stento però vengano decantati nelle aule come tali.Sarai allora per pochi........... Ma buoni (spero!) un faro da poter avere come riferimento nelle notti in cui il mare sembra tempestoso e l'approdo al porto sempre più difficile. Auguri RADIO AUT

Anonimo

26 giugno 2005

Da quando sei lì sotto la terra, non dormi, compagno Peppino.
Il tuo spirito vede nascere la primavera su nuovi volti
nel sole mediterraneo.
Forte radica di speranza cresce dalla terra impregnata del tuo corpo.
Il tuo sonno sveglia le coscienze.
Chi ha strappato i tuoi petali non fermerà la corsa di chi crede,
e correremo avanti, dietro bandiere rosse corteggiate dallo scirocco africano.
Si correrà sempre avanti contro la paura, gridando il tuo nome.
Si correrà sempre avanti per rincorrere la vita.

Giovanni Riccobono

15 giugno 2005

Una frusta, piazza Vittorio nel 2005

Torino. Italia. ITALIA. Piazza Vittorio. Ore 23.00. 14 Maggio 2005. In cerca di un angolo di calma e romanticismo di una piazza italiana, luogo di culto, disintossicante angolo di quiete profonda, di gente sorridente, di gusto e costume tipicamente peninsulare. Arrivo da mesi di frenetica vita londinese…tutto è veloce, tutto può essere vissuto come quasi asettico, senza sapore, senza il dolce ed umido profumo di fiori che caratterizza l’ex Impero Romano nel mese di Luglio. Si bevono fresche bevande estive…tutto sembra tranquillo…tutto viene spezzato dal rumore di una frusta che sbatte violentemente sulla pelle di un ragazzo…che dico ragazzo, forse è un bambino…non gli diamo più di 15 anni. UNA FRUSTA. UN GIOVANE UOMO. Il ragazzo grida, nessuno si muove, nessuno si mette completamente nei panni di una persona che nel 2005 viene frustata davanti a tutti in una sorta di punizione pubblica che lascia tanto amaro in bocca, quasi un dolore allo stomaco…solo il pensiero dell’accaduto mi turba…quasi richiama alla mente la perfida tortura pubblica inflitta ai dissidenti della Cina Rossa dove il malcapitato veniva punito davanti ai propri genitori declamando a voce alta i capi d’accusa. L’unica differenza è che da non pochi anni l’Italia dichiara nel suo primo articolo della Costituzione di essere un Paese Democratico. Come sono false le democrazie dei tempi moderni. L’Italia è falsa. Le grida del ragazzo richiamano l’attenzione, la piazza si gira…gli occhi seguono tutto, ma non riusciamo a muoverci…il ragazzo ha gli occhi dolci…non è italiano, probabilmente non ha un lavoro, verosimilmente ha fame in questa Italia di pervertiti perbenisti che non vedono in quei dolci occhi gli occhi dei figli…quei figli imbottiti di cibo e di cellulari che hanno perso il valore dell’altro. SIAMO NEL DUEMILAECINQUE ed in Italia, a TORINO, un ragazzo viene frustato davanti a tutti, in una piazza. Il rumore della frusta entra nella mente di tutti e rimane, forse per sempre. Non possiamo sopportare tutto questo, non possiamo. Non possiamo aver paura di parlare quando l’uomo si abbassa ad una tale impreparazione professionale. Voglio essere coerente, voglio raccontare…il giudizio trapela…ma come fanno le pagine a non impregnarsi di passione quando un ragazzo di forse 15 anni viene frustato nel 2005 in una piazza d’Italia? Ritorno alle grida, il ragazzo è da solo, gli assaltatori sono due, molto più robusti di lui. Il ragazzo grida “chiamate la Polizia”, i due “galantuomini” rispondono a voce alta “la Polizia siamo noi”. La piazza si ferma in quel preciso momento in cui tutti sembravano quasi sull’orlo del movimento; la gente non poteva più sopportare la FRUSTA, i PUGNI, i CALCI verso quel corpo che sembrava spezzarsi, un corpo magro, smilzo, tutt’altro che difficile da immobilizzare. Chiaramente non servivano oggetti, non serviva una frusta. Non voglio giudicare le intenzioni del ragazzo, non voglio affrontare l’argomento della giustizia. Si può facilmente immaginare che fosse un venditore di quelle tante sostanze di cui i bravi figli della buona gente italiana sembrano andare ghiotti. I giovani nativi del posto la comprano quella roba, il figlio di una povera terra lontana la vende. Funziona così. Mi voglio soffermare sui modi. Siamo in Italia, nel 2005, ed è una frase che non mi stancherò mai di ripetere. Un ragazzo viene frustato davanti a tutti senza forse sapere chi sono quelle due persone che gli infliggono tale pena. Ma questi POLIZIOTTI italiani lo ricevono un training? E se si, gli viene insegnato di agire con questi modi brutali? Con questi modi da guerra in Iraq? Ci stupiamo. Io mi occupo di diritti umani in una terra lontana dove per volere del potere è in atto da anni una corposa cancellazione culturale. Scrivo di soprusi di un mondo che immaginiamo così lontano dal nostro. Poi mi ritrovo in una Piazza d’Italia in cerca di sorrisi e di pace per imbattermi nel peggiore degli scenari. Perché tanta violenza contro un ragazzino? Perché lasciarsi andare senza un minimo di vergogna in un abuso di potere che crea ancora più odio negli occhi degli spettatori? Perché? E soprattutto…so che molti leggendo questo scritto, che non posso chiamare reportage perché accompagnato da tanta passione, si diranno che è giusto così. Il ragazzo è uno “spacciatore” e la Polizia ha fatto il "proprio lavoro". Pensando in questo modo, però, non si riflette sul fatto che tutto questo potrebbe accadere anche contro un figlio della nostra ricca società. Se non ci si ribella alle devianze del sistema…quest’ultimo prende il sopravvento. Siamo nel 2005 e non possiamo sopportare di comportarci da animali, di essere trattati da animali. Non possiamo spedire i nostri soldi in tutto il mondo per quei disgraziati che vedono i propri diritti non considerati, non possiamo andare in chiesa prostrandoci verso un Dio che chiede perdono, non possiamo voltare la faccia e bere l’ennesima birra…non possiamo fare tutto questo senza pensare che un ragazzo di 15 anni, anche se colpevole di un reato che giustamente viene colpito dalla legge italiana, sia FRUSTATO RIPETUTAMENTE in Piazza Vittorio a Torino. NON POSSIAMO. Il racconto continua…mi attengo ai fatti. Il ragazzo è ora a terra con i due poliziotti sopra di lui. Arriva un terzo poliziotto che sfila le manette dai jeans di uno di loro. Il quindicenne viene ammanettato mentre arriva una volante della Polizia. La macchina si ferma davanti al bar dove la gente è attonita da quello che ha visto. Il ragazzo viene caricato nella macchina. Un’eroina dei nostri tempi si stacca dal gruppo e si rivolge al poliziotto in divisa con queste parole: “I vostri colleghi hanno ammazzato di botte quel ragazzo”. E’ un gesto ammirabile. Il poliziotto in divisa non ha nemmeno la capacità di fare finta di niente, esce dalla macchina e, dopo aver risposto in malo modo alla ragazza di riportare l’accaduto in centrale, inizia ad intimidire la stessa prendendo il numero di targa della macchina dalla quale era uscita questa eroina dei nostri tempi. Non solo è accaduto quello che ho raccontato, ma la voce che esce dal gruppo viene fatta tacere con delle basse intimidazioni, con un nuovo abuso di potere che non salva l’Italia. In questo nostro paese la società non collabora con le forze dell’ordine, ma è colpa della gente? O è la polizia che non fa sentire la gente protetta? Chi è il colpevole? Non facciamo passare inosservata tanta violenza. Siamo d’accordo nell’arrestare i reati, ma il rispetto dell’individuo deve essere sempre al primo posto. Perché le cose non cambiano? Perché un ragazzo di quindici anni viene frustato in Piazza Vittorio a Torino? Perché? D.S.N.GoingAroundTheRoundAbout

13 giugno 2005


agli astenuti: se vi va mi piacerebbe conoscere le ragioni della vostra scelta di non andare a votare
_bianca_