Il 17 agosto 2007 alle ore 21:00 presso la Pizzeria Impastato, sita sulla SS113 a Cinisi (Pa) al km 288.800, l’Associazione culturale Peppino Impastato-Casa Memoria organizza un’iniziativa di lotta alla mafia che vedrà anche la presentazione del libro “Pizzini, veleni e cicoria”, scritto dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso in collaborazione con l’inviato de “La Stampa” Francesco La Licata sulle circostanze riguardanti l’arresto di Provenzano. Occasioni come l’incontro che si svolgerà il 17 agosto occorrono per sedersi ad un tavolo di confronto con le istituzioni sulla questione “mafia”, per poter inferire quali siano i possibili percorsi da seguire assieme e per poter esprimere eventuali dubbi e divergenze. Dopo trent’anni dall’omicidio di Peppino Impastato la lotta alla mafia costituisce per noi ancora una priorità e tuttora ci troviamo a dover fare i conti con una collusione politico-mafiosa molto consistente e con la censura e l’imposizione del silenzio dall’alto, che impediscono il ritorno a galla della vergognosa verità riguardo i legami mafiosi con le forze eversive di destra, i servizi segreti, la massoneria, Gladio ed altre simili strutture nazionali ed internazionali che hanno insanguinato l’Italia nei decenni scorsi e ne continuano a condizionare gli equilibri economici e politici. È per noi necessario partire da un lavoro di memoria e di ricostruzione storica delle circostanze che hanno condotto alla morte di Peppino e al successivo depistaggio, tra l’altro ammesso nel 2000 dalla Commissione Parlamentare antimafia; un lavoro che si rivela fortemente attuale, visti i retroscena della strage di Via D’Amelio che sono venuti a galla recentemente. Abbiamo avuto un’ulteriore conferma all’ipotesi, ormai riconosciuta come verità storica, che determinati omicidi di mafia, soprattutto quelli condotti contro gli attivisti politici, contro i magistrati e contro alcuni uomini delle istituzioni, risalgano alle stessa vena di violenza ed oppressione che con le stragi di stato e la strategia della tensione ha costretto tirannicamente l’Italia al rispetto degli equilibri di potere internazionali imposti. La memoria e la storia, però, non bastano: non si può prescindere da una serie di interventi concreti nel sociale, volti alla riabilitazione della società con la cancellazione della mentalità mafiosa, che ha fortemente condizionato la realtà politica ed economica del nostro paese. L’azione di contrasto deve essere determinata e condotta dal basso ad opera dei movimenti, dopo aver sviluppato la giusta consapevolezza di come la mafia si sia inserita perfettamente nel sistema della globalizzazione mondiale, approfittando dei suoi mezzi di controllo, come il consumismo sfrenato che conduce all’ottundimento delle coscienze e al successivo disimpegno. Il fenomeno mafioso ha, inoltre, aggravato le conseguenze negative nella gestione attuale dell’economia globale, contribuendo alla diffusione dello sfruttamento dei più deboli e di operazioni finanziarie che cancellano vite pur di raccogliere denaro, come il traffico di armi e di stupefacenti. La mafia non è solo antistato, è più spesso nello stato, approfittando delle crepe della nostra democrazia, allargate da cinque anni di berlusconismo e non più ricolmate a sufficienza. Sono queste le istanze che ci spingono ad organizzare per il prossimo 9 maggio, in occasione del trentennale dell’omicidio di Peppino, una manifestazione nazionale contro la mafia, come punto di svolta nell’impegno sociale, che possa unire la lotta contro il sistema mafioso con la protesta contro la globalizzazione sfrenata, con la mobilitazione per la pace, per la giustizia e per i diritti di tutti, di qualsiasi identità etnica e sessuale.
Associazione culturale Peppino Impastato-Casa Memoria
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