29 novembre 2005

è quando resto sola che mi prende il vuoto vorace.
una voragine d’amore perduto in un tempo ormai antichissimo.
e allora voglio evadere. evadere il buco, finché il corpo tiene. finché l’effetto non finisce. e quando finirà vorrò essere addormentata, per svegliarmi domani con un buon ricordo, quello della voragine saltata.
in agguato, ancora invincibile, la paura di averla sempre lì sotto i piedi, mai sanata. riempita di terra come una fossa.
si sa, gli zombies escono dalla fossa di tanto in tanto e ti vengono incontro con le braccia tese.
e quando lo zombie prende la forma di un enorme baratro d’amore perduto, diventa complicato non scivolare dritto dritto verso il bisogno di rimuoverlo. rimuoverlo perché ancora impossibile da colmare.
a volte l’urgenza è così grande che pur di colmare si cercano surrogati. i più facili.
l’evasione più totalizzante. che sia pure distruttiva. ma che la distruzione non duri molto. ogni volta che risorgi sei più forte.
la paura è sempre là in agguato: ce la farai a risorgere fino alla fine?
ti darà un premio questa vita?

a.s.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

“sono dovuto letteralmente scappare. lei mi teneva abbracciato, non so come, salda e abbandonata, offerta. sono dovuto letteralmente scappare. l’ho lasciata con la schiena a muro, con gli occhi ancora scintillanti. l’ho lasciata al freddo.”



“sono dovuto letteralmente scappare. lei mi teneva complice in un gioco erotico eccitante.
i giochi che sperimentava con le sue amiche erano fatti per raccontarmene frammenti. per farmi infiammare. perché a lei piacciono le mie fiammate. le sue perversioni sono uguali o perfettamente complementari alle mie. sono dovuto letteralmente scappare.”



“sono dovuto letteralmente scappare. lei aveva dieci anni più di me e io avevo vent’anni. lei mi spogliava e mi baciava su un divano di velluto. mi sussurrava, non ricordo cosa, tra i baci. mi baciava scivolando, sul torace, le braccia, i polsi. era come se rendesse onore a una creatura divina. sono dovuto scappare. l’ho lasciata squillare nel mio telefonino, a vuoto, per un po’.”



“sono dovuto scappare. non so perché. sin dall’inizio lei mi si è offerta schiettamente. mi ha detto: io sono così. e tu mi piaci. punto.
io prima di lei le ho detto mi piaci. mi sono emozionato. ho stonato con la voce. ho balbettato.”


com’è la storia?
se quattro uomini fossero scappati dalla stessa donna…
perché sono scappati?

la donna si interrogherà ogni volta sull’accaduto.
non riuscirà a trovare risposta, l’accetterà come un fatto della vita e andrà avanti.

i quattro uomini qualche volta nella vita ci ripenseranno. e si daranno una risposta ragionevole.


oppure…
to be continued.

bella radio out.
il pescastorie.

p.s.
si possono mandare messaggi solo come commento?

radio.out ha detto...

no, anche post, ma in tutta sincerità non siamo molto interessati alla narrativa fine a se stessa, che sia essa erotica o meno, come puoi vedere, il nostro è un blog di tutt'altra fattura. saluti

Anonimo ha detto...

spietati! e piuttosto rigidi, vedo.
come un'impurità mi ritiro.

buon lavoro.