24 settembre 2007

LIBERATI I DUE COMANDANTI DEI PESCHERECCI TUNISINI SOTTO PROCESSO AD AGRIGENTO PER AVERE SALVATO 44 NAUFRAGHI

Scarcerati oggi i due comandanti dei pescherecci tunisini che l'8
agosto scorso avevano, insieme all'equipaggio, salvato 44 migranti in
avaria su un gommone nella acque internazionali a largo di Lampedusa.
Finiti sotto processo ad Agrigento con l'accusa di favoreggiamento
dell'immigrazione clandestina, erano stati immediatamente incarcerati
presso la casa circondariale di Agrigento.
In concomitanza allo svolgimento del processo per direttissima, intorno
all´ennesimo caso di criminalizzazione di pescatori che soccorrono
uomini e donne in mare, è nata un'enorme mobilitazione
euro-mediterranea per la scarcerazione immediata e il rispetto delle
convenzioni marittime internazionali sul salvataggio in mare.
Su iniziativa della Rete antirazzista siciliana e di numerose
associazioni e movimenti internazionali per i diritti dell'uomo,si sono
svolte in Italia, Francia, Germania,Tunisia, Marocco iniziative per
sensibilizzare la pubblica opinione e, allo stesso tempo, per portare
il caso all'attenzione di parlamentari europei, che hanno sottoscritto
in 150 una petizione per l'immediata scarcerazione dei 7 pescatori
arrestati.
Le risultanze dibattimentali avevano portato la procura di Agrigento a
chiedere la derubricazione del reato di favoreggiamento
dell'immigrazione clandestina, non ravvisando il profitto e il dolo
nelle operazioni di salvataggio a mare dei 44 migranti.
Grazie inoltre al generoso lavoro del collegio difensivo e alle
pressioni nazionali e internazionali del movimento spontaneo di difesa
dei diritti, lo scorso 10 settembre la sezione feriale del tribunale di
Agrigento decideva la scarcerazione di 5 dei 7 imputati e concedeva gli
arresti domiciliari ai due capitani dei pescherecci.
Oggi, 22 settembre, dopo 45 giorni di detenzione preventiva, anche i
due comandanti tunisini sono stati rimessi in libertà per decisione del
Tribunale della Libertà di Palermo.
Solo oggi, finalmente, vediamo l´applicazione del principio della
presunzione di innocenza e dell´uso oculato e discriminato che delle
misure cautelari personali.
Resta un dato di fatto: 7 uomini sono stati privati per settimane della
loro libertà personale; 7 famiglie sono state danneggiate moralmente ed
economicamente; 7 vite sono state segnate dall´esperienza del carcere.
Chi pagherà per tutto questo?
Chi è disposto a prendersi le responsabilità di un sistema di leggi
securitarie e xenofobe che mietono vittime tra umili pescatori che
rischiano in mare le proprie vite per salvare altre?
Chiediamo che vengano fuori gli ideatori di questo teorema, montato su
false testimonianze, sul non rispetto del diritto di difesa, dei
diritti umani, delle norme internazionali sul salvataggio in mare.
Chiediamo che venga fatta giustizia.

RETE ANTIRAZZISTA SICILIANA

12 settembre 2007