30 gennaio 2005

Dal blog di Luca De Biase giornalista

Una storia minima, come un piccolo buco in una diga...

Sì questa è una storia minima, personale, ma di quelle che fanno temere il peggio...
Io non ho mai in tasca un biglietto da 50 euro che non abbia ritirato in un bancomat. Nessuno mi dà un biglietto da 50 euro di resto, perché non ho mai un biglietto superiore ai 50 euro in tasta. Perché le sole banconote che ho in tasca le prendo al bancomat e il bancomat non mi dà mai banconote superiori ai 50 euro...
E allora perché ho in tasca un biglietto da 50 euro falso?
Che sia falso adesso mi è chiaro. Me lo ha detto un negoziante e l'ho verificato con un cassiere di banca... E' un biglietto falso da 50 euro.
E e a me nessuno dà un biglietto da 50 euro se non un bancomat...

E' dunque possibile che un bancomat eroghi banconote false? Il piccolo caso personale che ho raccontato in questi giorni è stato commentato da molti blogger italiani che hanno cercato notizie, ipotizzato spiegazioni, testimoniato fatti accaduti e condiviso esperienze. Anch'io naturalmente ho fatto qualche telefonata. La verità è emersa piano piano... e non è una bella verità.

Chi carica le mazzette nel bancomat? "La stessa persona che riceve le banconote dal pubblico alla cassa delle banche carica il bancomat" spiega un cassiere, che aggiunge: "Se accetto per errore una banconota falsa me la detraggono dal mio stipendio".
Se il cassiere vuole evitare questa sanzione, la soluzione è semplice. Ha accettato una banconota falsa e se ne accorge: è lui stesso che la può mettere nel bancomat e passarla al prossimo malcapitato. Ancora una domanda: il bancomat registra il numero di serie delle banconote? "No".

Dice il presidente dell'Adusbef, Elio Iannutti: "E' capitato diverse volte. Anche noi abbiamo fatto molte denunce per casi simili. A Roma, poco prima dell'introduzione dell'euro, un bancomat ha consegnato 10 banconote da 50 mila lire: tutte false".

Che si può fare in questi casi? "Fare denuncia". Ma poi è la parola del consumatore contro quella della banca. "Sì". Non è una posizione molto forte. "Sta di fatto che si presume che uno non faccia una denuncia così tanto per fare"...
Resta una posizione debole: ho l'impressione che il bancomat sia una macchina fuori controllo.

Una conclusione meno tristanzuola: i blogger insieme possono scoprire parecchie cose e farle scoprire anche agli altri. Può essere che da qui vengano fuori nuove forme di controllo sociale? Non sarebbe per niente facile da gestire... ma non è un tema da sottovalutare, soprattutto nei casi in cui i cittadini non hanno a disposizione molti altri strumenti per informarsi e solidarizzare...

29 gennaio 2005


radio.report
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O N A I R

Audiotrasmissione della puntata del:
24.09.2004 > in vino veritas
L'Italia è il primo paese al mondo esportatore di vino, per un valore di 2.750 mila euro. E rappresenta il 21% della produzione mondiale. Nel 2003 la produzione ha raggiunto circa 45 milioni di ettolitri. Le aziende del settore sono 800.000. Le attività riconducibili al vino impiegano quasi 1milione e 200.000 persone. In un anno il prezzo è cresciuto del 16,3%. E Zonin, il più grande produttore di vino chiede al Presidente del Consiglio di abbassare l'Iva.

20 gennaio 2005

Il pensiero che il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, si sia indignato per l'immagine dell'isola venuta fuori dall'inchiesta sulla mafia mandata in onda sabato sera da "Report" su Rai 3 a tal punto da chiedere ed ottenere dalla Rai una "trasmissione riparatrice" e paventando addirittura una sorta di sciopero del canone da parte dei siciliani stessi, ha sollecitato la necessita di rivedere con attenzione quanto e' stato detto nella trasmissione. Riporto integralmente dalla trascrizione della puntata reperibile sul sito della trasmissione "Report"
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE Questa è la stalla degli Umina, un ritrovo per mafiosi. Nell'ingresso esterno, i carabinieri di nascosto piazzano microtelecamere per registrare colloqui e per riprendere le targhe delle auto. E' caccia al capo dei capi di Cosa Nostra. Ed ecco che lui Provenzano, misteriosamente viene a sapere che i suoi uomini d'onore sono spiati in questo posto. Di proprio pugno, con una macchina da scrivere gli manda a dire di cercare le microtelecamere, di scoprirle, non gli comanda di toglierle ma di tacere. E questa è la lettera originale sequestrata dagli inquirenti: "Carissimo con gioia ho ricevuto tue notizie. Mi compiaccio tanto di sapervi a tutti in ottima salute. Lo stesso grazie a Dio al momento posso dire di me. Se lo puoi fare, se ti obbediscono, facci guardare se intorno all'aziende ci avessero potuto mettere una o più telecamere, vicine o distanti. Falli impegnare e osservare bene e con questo dire che non parlano, né dentro né vicino alle macchine. Anche in casa non parlano ad alta voce. Non parlare nemmeno vicino a casa né buone né diroccate. Istruiscili. Niente per me ringraziamenti, ringrazia nostro Signore Gesù Cristo". Ed ecco le immagini inedite di ciò che le microtelecamere piazzate dai carabinieri riescono a registrare: solo i piedi dei mafiosi, targhe quasi illeggibili, nessuna faccia né alcun dialogo sono stati ripresi. Solo qualche bisbiglio. Avvisati da Provenzano, gli uomini d'onore hanno spostato l'orientamento dell'obiettivo, neutralizzando di fatto le riprese. Ma come fa il capo di Cosa Nostra ad anticipare le mosse degli inquirenti? Il superlatitante si serve dei biglietti per mandare ordini ai suoi affiliati che se li passano poi di mano in mano come una catena. Ha sempre usato una vecchia macchina da scrivere. Ma quando la procura di Palermo ha ordinato la perizia su alcune delle sue missive sequestrate, Provenzano di colpo ha sostituito la vecchia macchina da scrivere con una automatica, nuova di zecca. PIETRO GRASSO - procuratore della Repubblica di Palermo C'è una legge che prevede che si possano infiltrare delle persone nella criminalità organizzata. Abbiamo scoperto che invece noi ci riusciamo raramente e invece troviamo che qualcuno si è infiltrato nelle nostre indagini. AUTRICE Come fa Provenzano ad essere così tempestivo rispetto alle mosse della Procura? PIETRO GRASSO - procuratore della Repubblica di Palermo Evidentemente ha dei canali informativi che lo tengono al corrente sui movimenti, sulle indagini della Procura. Il famoso processo cosiddetto delle talpe in Procura mi sembra che ha portato già a dei risultati, quantomeno per quanto riguarda il rinvio a giudizio. AUTRICE Riolo imputato di associazione mafiosa ha fatto delle ammissioni, che ruolo aveva? PIETRO GRASSO - procuratore della Repubblica di Palermo Riolo era un investigatore particolarmente esperto sotto il profilo tecnologico. Cioè aiutava le indagini collocando quelle microspie che poi ci consentono in una terra in cui mancano i testimoni di avere notizie dall'interno dell'organizzazione, notizie più riservate e più segrete. AUTRICE Che relazione c'è tra alcuni investigatori inquisiti, l'imprenditore Aiello e il presidente della Regione Cuffaro? PIETRO GRASSO - procuratore della Repubblica di Palermo Intanto Aiello è un imprenditore che è accusato di essere vicino al latitante Provenzano e quindi vicino a cosa nostra. Riolo e Ciuro sono due collaboratori della Procura che nelle loro attività hanno fornito delle informazioni sulle indagini in Procura ad Aiello. Per quanto riguarda Riolo la sua attività è retrodatata anche nel tempo e è accusato anche di aver dato informazioni che potevano agevolare la latitanza di Provenzano. In questo contesto si inserisce anche l'accusa nei confronti del presidente della Regione Cuffaro che avrebbe fornito sempre indicazioni sulle indagini nei confronti di Aiello allo stesso Aiello e anche avrebbe fornito delle indicazioni sulle indagini nei suoi confronti al medico Guttadauro, capo della famiglia di Brancaccio. VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE Di fronte alle accuse della Procura il presidente della Regione Sicilia Cuffaro risponde di avere la coscienza a posto e di essere certo di potere dimostrare la sua estraneità, ma il giudice decide di rinviare a giudizio le venti persone coinvolte per i reati che vanno dall'associazione mafiosa al concorso per corruzione e favoreggiamento nei confronti di cosa nostra. E la collettività che cosa ci rimette? Oltre alle spie nella vicenda giudiziaria, dicono gli atti, c'è il grosso affare della sanità. Con l'imprenditore Aiello, secondo gli inquirenti, andavano a braccetto mafia e truffa. Qui siamo a Bagheria, alle porte di Palermo. Aiello è titolare di tre aziende sanitarie all'avanguardia per macchinari e prestazioni, tuttora attive ma sotto sequestro. 60 milioni di euro il fatturato, 130 i dipendenti. Villa S. Teresa ha un moderno reparto di medicina nucleare e la truffa eccola qui, in queste fatture sequestrate. Secondo i magistrati i rimborsi per le prestazioni specialistiche effettuate dal centro diagnostico di Aiello erano gonfiati del 60 e anche del 70 per cento, assente un tariffario regionale che ne regola i prezzi. Un singolo ciclo di radioterapia comprendeva un numero di applicazione e costava una cifra stabilita. La truffa consisteva nel frazionare un singolo ciclo in tante parti e nel moltiplicare la cifra complessiva per ogni frazione, facendo lievitare così in maniera esponenziale i rimborsi della Regione. Complice l'usl di Bagheria che non controllava la documentazione. Risultato: si ingrassa il privato sottraendo risorse ai fondi regionali e cioè al pubblico. Sullo sfondo, scrivono gli investigatori, c'è poi lo scontro politico tra due poli sanitari privati. Uno fa capo a imprenditori dell'Udc e l'altro a personaggi legati a Forza Italia. La posta in gioco è l'approvazione del nuovo tariffario regionale e quindi delle convenzioni con i privati. E questo è il tariffario sequestrato dai carabinieri all'imprenditore Aiello, era segnato così. Secondo le intercettazioni della Procura di Palermo, è lo stesso presidente della Regione Cuffaro, attraverso un collaboratore di fiducia, a invitare l'imprenditore Aiello a segnare con un evidenziatore, le variazioni di prezzo da fare nell'interesse della sua società. Da "Cose di cosa nostra" di Giovanni Falcone, 1991 "In Sicilia per quanto uno sia intelligente e lavoratore, non è detto che faccia carriera, non è detto neppure che ce la faccia a sopravvivere. La Sicilia ha fatto del clientelismo una regola di vita e la mafia finisce per far apparire come un favore quello che è il diritto di ogni cittadino". VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE Villabate a un quarto d'ora da Palermo. Qui c'è l'impresa Castello sequestrata dall'autorità giudiziaria nel dicembre del 2002. Era gestita attraverso un prestanome dal medico Giuseppe Guttadauro, quel boss di Brancaccio che secondo la Procura di Palermo sarebbe stato favorito dal presidente della Regione Cuffaro nell'inchiesta sulle talpe.
Non penso ci sia bisogno di commenti iZ

15 gennaio 2005

buongiorno radiout...

"RaiDue blocca la messa in onda dello spettacolo di Paolo Rossi. La seconda parte di Questa sera si recita Moliere - Nuovo delirio organizzato doveva andare in onda domani sera alle 23.50, nell'ambito di Palcoscenico, che sabato 8 gennaio aveva proposto la prima parte dello spettacolo ispirato alla commedia Un medico per forza. E invece, niente da fare. "E' una censura politica", denuncia il manager dell'attore, Paolo Guerra, mentre il diretto interessato commenta laconico: "Non so se piangere o ridere...".
da www.repubblica.it

evviva il servizio pubblico evviva il bresidende di garanzia (che non c'è)

sveglia pigroni!!!! *bianca*

02 gennaio 2005

LEGALIZZA



p.k.m.> (((((rAdiO.OuT.))))))

01 gennaio 2005


" I MIEI OCCHI GIACCIONO
IN FONDO AL MARE
NEL CUORE DELLE ALGHE
E DEI CORALLI "

(peppino Impastato) -----rAdIo.OuT--------------